ALLA SCOPERTA DELLE FONTI: UN PERCORSO INCONSUETO TRA ACQUA ED ALBERI

fontiUn tour fantastico iniziato alle 16.30, durato fino alle 19.30 quando ci siamo congedati dalla fresca merenda a base di prodotti tipici marchigiani presso i boschi Montefiorani.

Abbiamo visto antiche tecniche di costruzioni, croci degli anni 30 recentemente restaurate, gli spazi per gli allevamenti degli animali fuori città secondo le indicazioni d’igiene dei primi del ‘900, la piccola edicola della Santa Maria della Salute con la sua bella decorazione del 1890, la fonte delle Moje, dove abbiamo scomodato il Dizionario dei Dialetti tra Tronto e Aso del F. Egidi per capire che “Moje” viene dal latino mollis ossia molle/bagnato, e poi ancora le storie del vino di Clemente Ciccarelli inventore della pasta dentifricia, e poi… il torrione un tempo officina meccanica Valori di cui in qualche garage esistono ancora gli antichi strumenti; poi, valicando verso Aspromonte, per un attimo abbiamo immaginato il vecchio percorso dell’antica strada che da Campofilone portava fino a Montefiore, poi, per magia attraverso le carte del Catasto Gregoriano abbiamo visto sulle mappe il toponimo “fonte” che ci ha portati dritti verso la fonte Aspromonte!

Le storie dell’Ariosto e delle battaglie di Almonte con Orlando e la robusta, trecentenaria roverella, ci hanno allietato l’osservazione dei resti di quella antica fonte di Aspromomente! Rane, animaletti, scorrere dell’acqua, e poi con in una realtà aumentata, ci siamo immaginati i fatti di fine ‘800: le donne con le brocche che in questo luogo soleano raccogliere l’acqua per le loro famiglie ed il Dottor Passamonti ispezionare la fonte per poi decretarne il duro esito di non potabilità per innescare il turbinio delle acque dell’amministrazione De Vecchis…
eppoi di nuovo, la via verso la Fonte del Latte, il percorso tra i pini verso il cimitero di Montefiore, già attivo dall’’800 (ristrutturato nel 1912) per immergerci verso il fosso di Inganà, passando attraverso lingue di strade scavate nel breccione secco.

Eccoci giorni a piedi di un bosco che a pochi metri sul versante sud-ovest nei primi anni del ‘900 così tanto aveva mostrato con la storia passata di queste terre con i ritrovamenti copiosi di bighe, arredi funerari e altro fantastico materiale archeologico che ahimè abbiamo perso per sempre.

Preso il sentiero nel bosco di lecci e roverelle per arrivare al suo mezzo dove pungitopo, profumi, suoni, per noi ormai dimenticati, in quel momento per qualche secondo possiamo assaporare di nuovo in compagnia.
Saliamo ancora fino alla sommità del bosco, scorgiamo la storica fonte del Latte alla quale nel secolo scorso un percorso che costeggiava il fosso Inganà, portava le puerpere di Montefiore a rifocillarsi di acqua propizia al loro latte. Apprezziamo il manufatto, anche se siamo coscienti che esso abbia un valore ormai solo storico e sociale, siamo contenti che le nostre antiche famiglie abbiano visto in questo luogo, il luogo della madre natura che fa prosperare gli uomini.

Andiamo avanti e ricordiamo una vecchia storia circa una contadina che, forse per malore, abbia trovato la morte tra questi alberi, quasi come una storia un pò horror! Finiamo la nostra passeggiata tra gli alberi del roccolo di caccia, un luogo anch’esso fatato in cui natura è fusa con l’uomo che ride e si distrae tra gli amici.

grazie a tutti gli amici che si sono uniti al nostro tour!

Leave A Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked (required):

Back to Top